Madrid, Teatro Real: “Die Meistersinger von Nürnberg”

Madrid, Teatro Real, Temporada 2023-2024
“DIE MEISTERSINGER VON NÜRNBERG”
Opera in tre atti su libretto e musica di Richard Wagner
Hans Sachs GERALD FINLEY
Veit Pogner JONGMIN PARK
Kunz Vogelgesang PAUL SCHWEINESTER
Konrad Nachtigal BARNABY REA
Sixtus Beckmesser LEIGH MELROSE
Fritz Kothner JOSÉ ANTONIO LÓPEZ
Balthasar Zorn ALBERT CASALS
Ulrich Eisslinger KYLE VAN SCHOONHOVEN
Augustin Moser JORGE RODRÍGUEZ-NORTON
Hermann Ortel BJØRN WAAG
Hans Schwarz VALERIANO LANCHAS
Hans Foltz FREDERIC JOST
Walther von Stolzing TOMISLAV Mužek
David SEBASTIAN KOHLHEPP
Eva NICOLE CHEVALIER
Magdalene ANNA LAPKOVSKAJA
Un lampionaio ALEXANDER TSYMBALYUK
Coro y Orquesta Titulares del Teatro Real
Direttore Pablo Heras-Casado
Maestro del Coro José Luis Basso
Regia Laurent Pelly
Costumi Laurent Pelly, Jean-Jacques Delmotte
Scene Caroline Ginet
Luci Urs Schönebaum
Nuova produzione del Teatro Real di Madrid, in coproduzione con la Royal Danish Opera di Copenhagen e il Teatro Nazionale di Brno (Národní divadlo Brno) 
Madrid, 14 maggio 2024

La cattedrale, il crocicchio, lo spazio aperto in cui si raduna tutta la comunità: ha un sapore decisamente medioevale, di corporazione e di stati di condizione sociale, il nuovo allestimento dei Meistersinger von Nürnberg che impreziosiscono la stagione del Teatro Real di Madrid. La città e il suo spirito sono protagonisti costanti della parte visuale (a quella musicale, ovviamente, ha provveduto l’autore), così da produrre un effetto completo di coerenza narrativa e drammaturgica, all’interno di una commedia sulla costruzione e decostruzione dello spazio urbano.Laurent Pelly, il responsabile della regia, ha compreso che nella partitura wagneriana qualunque messaggio spirituale si diparte dalle componenti cittadine; per questo motivo la sua Norimberga è o uno spazio totale (come la chiesa di santa Caterina nel I atto), in cui soltanto il piccolo e inviolabile recinto dei maestri cantori ha confini netti; oppure è un cumulo di casette di cartone, portatili e facilmente smontabili, con cui si plasma incessantemente la vita interna della comunità (il II atto è, nell’impostazione scenica, il più bello e articolato); oppure ancora alterna l’angusta casa del singolo (quella di Hans Sachs, tutta piena di libri) e il suo opposto (l’apertura immensa di un prato da cui si contempla la città, letteralmente ammonticchiata in un angolo). Tutto è conforme al libretto, evidentemente; ma quanta sapienza nel dar vita al dialogo, nel caratterizzare i personaggi, nel riflettere in ogni tipo la complessità degli affetti, delle malizie, delle debolezze personali. Anche il direttore d’orchestra è perfettamente a suo agio in tale dispiegarsi del racconto: Pablo Heras Casado dà avvio alla concertazione – per dire la verità – con una certa pesantezza: nel preludio e nella presentazione dei personaggi il suono è disaggregato, il ritmo un po’ troppo lento. Poi, quando Sixtus Beckmesser si immedesima nel ruolo del censore, tutto cambia improvvisamente: il suono si fa calibrato e compatto, il ritmo fluido, gli accenti adeguati, lo stile spiritoso. E così, con un supporto strumentale discreto ma molto convincente, che perdura sino alla fine, l’orchestra coinvolge il pubblico in un’esperienza di gioia, divertimento e commozione davvero palpabili. Forse la prima intermittenza del cuore nasce quando si legge nel programma di sala che l’arpa di Beckmesser è prestata dal Festival di Bayreuth … Il merito principale del successo, comunque, va alla nutrita compagnia di canto, e in particolare ad alcuni interpreti, veramente magnifici: il canadese Gerald Finley si conferma come uno dei migliori basso-baritoni wagneriani della scena attuale; il suo Sachs è un modello di pacatezza attoriale e vocale (il che non significa che risparmi la voce, anzi), capace di valorizzare il timbro abbastanza chiaro e soprattutto la morbidezza del porgere e l’incisività della dizione. Il baritono inglese Leigh Melrose è di casa a Madrid (dopo parecchi altri titoli, nel 2023 cantò il ruolo protagonista di Nixon in China): pur non essendo tra i personaggi più ricorrenti del suo repertorio, il Beckmesser che incarna è irresistibile, tanto nevrotico nella recitazione quanto corretto e comico nella linea di canto (a dimostrazione dell’intelligenza e duttilità artistica del cantante). Il reparto maschile è fortunato anche nel Veit Pogner di Jongmin Park, un basso coreano dalla cavata maestosa, capace di conferire grande nobiltà al personaggio che provoca l’azione dell’opera (peccato per qualche acuto non del tutto coperto dall’emissione). Il tenore tedesco-croato Tomislav Mužek è un Walther sicuro, dalla voce ben proiettata (anche se un po’ leggera) e dalla tecnica solida, sebbene gli manchi un certo qual piglio eroico che deve far parte del personaggio (Wagner prescrisse un Heldentenor). Il soprano statunitense Nicole Chevalier restituisce un’Eva senza dubbio corretta e apprezzabile, ma con un registro disomogeneo, che dà agli acuti un timbro un po’ querulo. Non convince del tutto, invece, la voce del mezzosoprano bielorusso Anna Laprovskaja (Magdalena), per assenza di armonici e linea di canto poco vivace. Ottima la prova vocale del tenore tedesco Sebastian Kohlhepp come David. Molto buoni tutti gli altri interpreti (un cameo il lampionaio di Alexander Tsymbalyuk, autentico veterano wagneriano) e il Coro del Teatro Real preparato da José Luis Basso. Degna di menzione la funzionale alternanza delle luci affidate a Urs Schönebaum, soprattutto nel finale; i toni e le tinte calde del prato soleggiato cambiano radicalmente con l’ultima avvertenza di Sachs: “Se anche dovesse finire il Sacro Romano Impero, resterebbe pur sempre la perenne arte tedesca”.   Foto Javier del Real © Teatro Real de Madrid